È piuttosto impensabile che, in una società sempre più digitale e 2.0, non si diffondano e crescano fenomeni come il car pooling, la mobilità condivisa. La nascita di Zego (precedentemente Letzgo), dopo i problemi legali sollevati da più parti – in primo luogo dalla categoria dei taxisti – a Uber, lo dimostra.
Zego è una start-up che nasce dalla mente di un giovane imprenditore, Davide Ghezzi, e da alcuni suoi collaboratori che mira a mettere in contatto chi cerca un passaggio in auto, con chi è disposto a offrirlo, sul modello di Blablacar, ma a livello urbano.
Attualmente in funzione nelle città di Torino (dove lo abbiamo provato nelle ore serali all’uscita dai locali di San Salvario) , Genova, Milano e Padova attraverso una applicazione per IOS e Android che mette appunto in collegamento passeggeri e driver, che, almeno sulla carta, effettuano un medesimo percorso. Il tutto nella legalità.
Il servizio Uber, infatti, era stato interrotto, e lo è almeno al momento in cui scriviamo questo articolo, proprio perché applicava tariffe simili a quelle di un servizio taxi e non prevedeva l’obbligo da parte del passeggero di indicare la destinazione di arrivo. In pratica, il passeggero saliva a bordo e diceva dove doveva andare. Il pagamento dipendeva da vari fattori, compresi la fascia oraria con più o meno chiamate e il tempo di percorrenza. I giudici milanesi, chiamati a sbrogliare questa matassa, hanno dato ragione ai taxisti e sospeso Uber.
Zego bypassa queste problematiche imponendo che il passeggero indichi chiaramente da dove parte e dove vuole andare e invii questa ricerca tramite app. A questo punto, al driver più vicino e disponibile arriverà la chiamata e potrà decidere se accettare a bordo il passeggero oppure rifiutare la chiamata, sulla base del proprio percorso e disponibilità. Al termine della tratta, il passeggero potrà (non è obbligato) corrispondere un rimborso e quindi entrambi si scambieranno un feedback.
Intendiamoci: anche Zego ha le sue zone grigie e tuttavia se guardato nella pura ottica del car pooling, della mobilità condivisa, pensiamo non potrà che portare benefici. Intanto perché permette a molte persone di non usare la propria auto per piccoli spostamenti, spendendo più di quanto spenderebbe muovendosi con i mezzi pubblici, ma molto meno di quanto spenderebbe con un taxi. È difficile che questa utenza avrebbe chiamato un taxi per lo stesso percorso. Più probabilmente avrebbe preso la propria auto. Il passeggero che utilizza Zego è infatti in genere giovane, nella fascia di età 16-35 anni.
In questo senso, chi vorrà “affidarsi” a un servizio taxi, continuerà a farlo e forse i due ambiti resteranno separati. Pensiamo tuttavia che queste novità non potranno che fare del bene alla collettività e agli stessi taxisti che magari diventeranno più competitivi, offrendo magari tariffe agevolate per giovani, che, per esempio, si muovono di sera o di notte da o verso i luoghi della movida cittadina.