Il progetto prevede la realizzazione nel cuore di Torino, in circa 3 ettari sulla riva del fiume, di una Zoom City con ambientazioni tematiche ed esotiche, tra cui un villaggio Inca con lama e alpaca, un villaggio Dayak con maiali vietnamiti, zebù nano, capre e galline, e una fattoria per il gioco dei bambini.
L’intera area del Parco Michelotti verrà assegnata alla Zoom Torino SpA per trent’anni per la riqualifica e la costruzione di un bioparco.
Nel progetto presentato da Zoom si parla di tre aree di cui una con accesso gratuito ed altre due a pagamento. La prima verrà riqualificata dalla società e destinata a tutta la civitas torinese; nella seconda sarà costruita una Children Farm in cui saranno presenti animali di fattoria in uno spazio all’aria aperta; nella terza una biosfera al chiuso riprodurrà un ecosistema in stile Rio delle Amazzoni, con tanto di anfibi, rettili, uccelli e foresta pluviale.
Il progetto prevede in sintesi:
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Aree pubbliche ad ingresso libero che saranno costantemente prese in manutenzione da Zoom, tra cui il percorso lungo il Po.
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Una children farm ovvero un percorso didattico sulle varie fattorie esistenti al mondo
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Una biosfera ovvero zona indoor composta da una zona Marcopolo e una Amazonia, due ambienti al coperto e climatizzati.
Secondo le stime effettuate dal Politecnico di Torino si prevedono 300mila visite l’anno, una ricaduta economica di cinque milioni di euro e un 15% di utenti composti da famiglie dell’area Metropolitana torinese. Il costo del ticket d’ingresso potrebbe essere dai quattro ai sedici euro, grazie ai quali la zoom nel 2024 inizierebbe a guadagnare dall’investimento, che si aggira tra i quindici ed i venti milioni di euro con la creazione di 100 posti di lavoro.
Sempre secondo le previsioni del Politecnico aumenterà, del 35%, il fatturato delle attività commerciali di Borgo Po. Sarà altresì riqualificato il percorso ciclopedonale, creata un’area bimbi e diversi percorsi per il jogging.
Nonostante l’interessante progetto di riqualificazione, l’assegnazione del parco, tramite il bando del Comune di Torino, ha suscitato alcune polemiche. Da una parte ad alzare la voce sono stati i comitati di quartiere delusi dalla giunta pentastellata che non accettava l’idea, prima di essere eletta, di cedere una zona pubblica ad un privato, salvo poi il mantenimento del piano della precedente giunta PD.
Dall’altra gli stessi Cinquestelle per i quali ha parlato il vicesindaco Guido Montanari “Non riesco a condividere entusiasmo per questo progetto di uno Zoom al Parco Michelotti, perché avremmo preferito ridare l’area verde ai cittadini. Ma non ce la sentiamo di buttar via tutto il lavoro fatto fin qui”. Giustificazione non accettata dai comitati di quartiere che tenteranno di osteggiare tale progetto.
Sicuramente la giunta ha dovuto fare dietrofront a causa delle penali monetarie che dovrebbe pagare il Comune e quindi la collettività in caso di recesso del contratto con Zoom. Ma nell’economia contemporanea grossi progetti di riqualificazione non possono che essere portati avanti dai privati in sinergia con il pubblico. L’uno non esclude l’altro e il nostro assessore Montanari dovrebbe saperlo. Ciò che è privato se ben governato da norme e regolamenti non è il male per la città anzi una svolta per molte questioni urbane.