Ci spostiamo di meno, molto di meno, di una volta ma per molti aspetti ancora come si faceva una volta. Con l’auto.
Utilizziamo i mezzi pubblici più spesso di qualche anno fa ma meno di quel che avviene in altre città. Non sarà per queste ragioni se Torino resta la città più inquinata d’Italia – nonostante gli evidentissimi progressi degli ultimi anni – però è indubbio che negli anni chi doveva decidere (le istituzioni locali soprattutto) ha peccato di scarso coraggio: scelte giuste ma spesso lasciate a metà.
Il Rapporto Giorgio Rota sulla mobilità dice questo: è mancata una vera pianificazione, una politica integrata che incentivasse la mobilità alternativa. Negli ultimi vent’anni il volume degli spostamenti quotidiani è diminuito del 25%: da 4 milioni nel 1991 a 2,9 nel 2013, per via di diversi fattori, dall’invecchiamento della popolazione alla crisi economica, al calo dell’occupazione. E nonostante un lieve calo, l’auto resta il mezzo più utilizzato: vale il 43,4% degli spostamenti a Torino e il 70,5% nel resto della provincia. Mentre in Italia si assisteva a un massiccio calo del tasso di motorizzazione, a Torino dal 2000 al 2015 la riduzione è stata appena del 4%, decisamente inferiore rispetto a Milano (-15,7%) o a Roma (-12,5%). Con 619 auto ogni mille abitanti, Torino è la terza città italiana dopo Catania e Cagliari. La buona notizia è che, seppure intasati dalle auto, abbiamo la più alta incidenza di motori “puliti”, gli Euro 6 (8,3%, dopo ci sono Bologna con il 4,2% e Firenze 3,9%) e la minor incidenza di modelli pre Euro 5 (66,9%).
L’analisi del Rapporto Rota contiene una spiegazione del ritardo di Torino rispetto alle altre città italiane. Le politiche per regolare la circolazione e la sosta dei mezzi privati sono state troppo timide. L’ultimo allargamento della Ztl risale al 2010 e, soprattutto, in nessuna altra città i varchi sono attivi per tre sole ore al giorno. Nel 2000 Torino era la seconda città italiana per numero di strisce blu; oggi è quarta. Per quanto riguarda i parcheggi di interscambio, poi, il ritardo è notevole: nel 2013 (ultimi dati diffusi dall’Istat) c’erano 11 stalli ogni mille auto; delle 14 città metropolitane Torino era l’ottava. Anche le zone 30 sono poche ( le ultime in ordine di apparizione in corso P. Oddone) . Aver investito poco su queste politiche non ha incentivato l’uso di mezzi alternativi, che pure esistono e si sono sviluppati: car e bike sharing, piste ciclabili, mezzi pubblici.
Con la progressiva attivazione della linea 1 della metropolitana VAL , si è nettamente invertito il trend di calo di passeggeri sui mezzi pubblici, scesi del 15,7% tra il 1991 e il 2004. Nel 2012 si sono superati per la prima volta i 200 milioni di passeggeri paganti in un anno sui mezzi pubblici. Nel 2015 sono stati 247 milioni; uno su sei(41 milioni) ha utilizzato la metropolitana.
Un bel risultato che però va incrementato con maggiori investimenti sul trasporto pubblico e la creazione di nuove infrastrutture di mobilità come la linea 2 della metro, la stazione Zappata e la creazione di tranvie veloci.
(Fonte lastampa.it)